GIUGNO ARIA DI VACANZA

Puntualmente finita la scuola si partiva per il paese, allora le vacanze estive erano quelle il ritorno alla terra natia.
Non c'erano vacanze al mare come adesso che da aprile-maggio si comincia a cercare per prenotare il posto per la villeggiatura, anzi, a quei tempi forse non c'erano nemmeno i soldi per farlo, anche se in  realtà secondo me non c'era proprio la volgila né l' intenzione di andare altrove per le vacanze estive.
E' una cosa che ho potuto ben constatare non solo all'interno della mia famiglia ma anche al di fuori, perché tutti i paesani che risiedevano a Roma in estate tornavano giù al paese come noi.
Con il  tempo crescendo e confrontandomi con i miei coetanei non originari di altre regioni, sono arrivata a pensare che fosse una cosa tipica dei molisani, una sorta di tradizione ..
A volte si partiva di notte, mio padre molto attaccato alla terra natia, non vedeva l'ora di scendere  al paese e non voleva perdere un 'attimo!
E così è stato fino a poco tempo fa quando l'età ancora gli permetteva di fare partenze improvvisate o tipiche del giorno di riposo che prevedevano una partenza alle 6 di mattino e un rientro a Roma per le 20 della sera , praticamente 260 km ad andare e 260 a  venire in un unica giornata! 
Il tutto per respirare l'aria buona della sua terra! Una ricarica naturale per il suo corpo e il suo spirito.

Quanti sonni distesa sul sedile posteriore del 131 arancione, quanti viaggi accompagnati dalla voce di Antonello Venditti che cantava :
"Autostrada deserta 
Al confine del mare
Sento il cuore più forte di questo motore
Sigarette mai spente
Sulla radio che parla
Io che guido seguendo le luci dell’alba
Lo so, lo sai
La mente vola
Fuori dal tempo
E si ritrova sola
Senza più corpo
Nè prigioniera
Nasce l’aurora"
Altre volte capitava che per qualche motivo papà non poteva accompagnarci e allora andavamo con la corriera, che forza !
Ricordo che si partiva da piazza Esedra, poi un volta fatta l'autostrada la corriera faceva il giro dei paesotti non la solita strada che facevamo con la macchina.
Percorreva strade strette e tornanti, ponticelli che un po mi preoccupavano..  ma d'altra parte c'era la curiosità negli occhi da bambina con quali cercavo di carpire ogni particolare che si presentava fuori dal finestrino..
Dal carretto dell'ambulante che vendeva  biancheria per strada, alla piccola bottega, la vecchietta che attraversava dinanzi la corriera, i bambini che giocavano in piazza, il contadino che risaliva dalla stradina di campagna col suo asinello e poi quanto mi piaceva, anzi mi piace farlo tutt'ora,  guardare all'interno delle case, come un vedevo una finestra aperta o un lume acceso dietro la tendina della finestra questo destava il mio interesse e cercavo di vedere e immaginare in quell'attimo che vi  passavo dinanzi cosa facevano in quella casa e come era arredata.
Poi finalmente giunti al fondo valle ci veniva a  prendere il vicino di casa dei miei nonni loro non avevano macchina né patente, che puntuale si faceva trovare per l'orario d'arrivo della corriera, e in 5 minuti eravamo a destinazione!
La casa dei miei  nonni non si trovava in paese, bensì in campagna.
Una campagna quella di allora molto popolata e divisa in contrade o frazioni, pensate che allora con tutti gli abitanti delle campagne il comune di  Pietrabbondante contava fino a 5000 abitanti!
Ora? forse non arrivano a 900.
Allora ogni casa era una piccola fattoria, ogni famiglia aveva degli appezzamenti di terra per le varie coltivazioni e diversi animali, quindi gran parte di ciò che arrivava in tavola si produceva in casa,  dalla frutta alla verdura  ma anche carni , era una gran fortuna avere tutto lì a portata di mano!
Non come noi che qui in città siamo costretti a comperare tutto!

Ai miei occhi il paesaggio che si presentava era una grande distesa di terre coltivate che baciate dal sole si stendevano fino al fiume, c'erano vigneti,frutteti, campi di grano e qualche boschetto qua e là dai quali si reperiva la legna per  l'inverno.
Quante fatiche e quanto sudore buttato su quelle terre dai miei nonni, come dagli altri contadini del resto, e se ora vedessero come si è ridotto il tutto ...  non più campi coltivati ma boschi e rovi  all'orizzonte e tante case chiuse, da troppo tempo abbandonate.
Purtroppo ad oggi anche quella casa è vuota, da quando i miei nonni sono venuti a mancare tutto è abbandonato,viene aperta  solo qualche giorno d'estate che scende un mio zio.

Io vado spesso al giù, ma da anni risiedo nella casa padronale di mi papà poco distante da lì e ogni volta che passo davanti casa dei miei nonni materni, vederla chiusa e saperla così grossa vuota dopo tutto il mio vissuto là dentro, fa male vederla così e  mi viene sempre un nodo in gola ..
Una lacrima scende ripensando al mio arrivo in quella casa tanto atteso dai nonni , e ho viva avanti a me l'immagine di nonna che mi aspettava per le scale di casa con il suo mandasino ( grembiule con grande tasca davanti) e l'immancabile maccatur in testa (un fazzoletto che serviva per coprire i capelli durante le faccende domestiche e la preparazione dei pasti)  che copriva la sua lunga treccia arrotolata a formare una cipolla color argento.. ma sopratutto il suo abbraccio che mi diceva tutto e il suo sguardo colmo di gioia  e Amore.

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Grazie di essere passati, è gradito un commento se siete come me sognatrici romantiche ..

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